minore con pasticche

Pisicofarmaci ai minori: 0,96% contro 0,57% nazionale. Somministrazione in aumento, psicologi insufficienti. Dati che richiedono risposte, e l’Editore interviene.

FIRENZE – La Toscana registra uno dei valori più alti d’Italia nel consumo di psicofarmaci in età evolutiva: 0,96% di minori trattati, quasi il doppio della media nazionale (0,57%). A segnalarlo è il rapporto Aifa Asmed 2024, che evidenzia anche un incremento del +27% dei farmaci per l’Adhd in un solo anno.

Per Valentina Albertini, presidente della Fondazione dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, questi dati mostrano un chiaro farmaco-centrismo nell’approccio al benessere psicologico: «La letteratura scientifica è inequivocabile: psicologia e psicoterapia offrono strumenti duraturi che prevengono le ricadute, cosa che la sola pillola non può garantire. Ignorare la dimensione psicologica e relazionale del disagio e ricorrere al solo farmaco – spiega – rischia di cronicizzare la sofferenza e mantenere la persona in un rapporto farmacologico perenne. Stiamo spendendo male e curando solo in parte».

Albertini sottolinea inoltre che la radice del problema è strutturale: «La carenza di organico nei servizi pubblici per infanzia e adolescenza rende difficile attivare percorsi psicoterapeutici tempestivi, e così la risposta più immediata diventa troppo spesso la ricetta medica».

La Fondazione propone un rafforzamento degli organici nel Servizio sanitario regionale e convenzioni strutturate con psicologi e psicoterapeuti privati accreditati per ridurre le liste d’attesa e ampliare l’accesso ai percorsi di cura. 


🔴 Una sanità Toscana di "Sostanza"

Nota dell’Editore

«Resto esterrefatto. Non trovo un’altra parola.
Di fronte a questi numeri, la Toscana sembra una regione di "sostanza" nel senso più amaro del termine. Quasi il doppio dei minori (meglio non sapere quanti in età pediatrica e pre adoloscenziale) in trattamento farmacologico rispetto al dato nazionale: 0,96% contro 0,57%. È un allarme che non può essere ignorato.

E allora mi domando: è questa la sanità che incensiamo? Quella che presentiamo come eccellenza, modello, fiore all’occhiello? Ma stiamo scherzando? Una sanità che non riesce a garantire percorsi psicologici tempestivi e va a compensare con la chimica?

Qui mi permetto anche un monito alla stessa Fondazione dell’Ordine: non basta parlare di “farmaco-centrismo”. Questi numeri dicono molto di più. Dicono che non abbiamo un organico adeguato nei servizi pubblici dell’infanzia, che le liste d’attesa non permettono percorsi seri, che il sistema — per carenze strutturali, non per convinzione clinica — finisce per rispondere al disagio con la ricetta medica e con il rassicurante “lo suggerisce il protocollo regionale”.

Parliamo di bambiniragazzi che devono essere ascoltati, accompagnati, sostenuti. E invece vengono indirizzati verso una stabilizzazione farmacologica: la pasticchina che si cronicizzerà, come avverte anche la stessa Fondazione, perché il sistema non può offrire altro.

È gravissimo. È un fatto che dovrebbe scuotere la politica, la sanità e anche la comunità professionale.
Perché se continuiamo così, diciamolo senza ipocrisie: stiamo legalmente “sedando” i nostri giovani, non curandoli.

E i danni, in questi casi, non sono solo possibili: sono sicuramente irreparabili

Andrea Vitali – © Pistoia.Valdinievole.News, riproduzione riservata – 20 novembre 2025


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