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Al seminario organizzato lo scorso venerdì all’Istituto agrario di Pescia presentati protocolli ecologici e senza uso di fitofarmaci di sintesi per la coltivazione degli olivi che danno ottimi risultati anche contro la mosca olearia. Orlandini: «queste tecniche, che tutelano ambiente e salute, possono sostituire o affiancare le convenzionali e sono sempre più sostenibili economicamente sia per il costo diminuito dei trattamenti sia perché col giusto marketing consentono di vendere l’olio anche a più di 15 euro al litro».

Esempi di tecniche di coltivazione e difesa degli olivi basate su miscele di microrganismi antagonisti dei patogeni, zeoliti (fra cui in particolare la chabasite) ed estratti vegetali. Substrati alternativi realizzati con compost verdi e misti, a zero torba, per la radicazione dell’olivo. Corridoi di biodiversità negli oliveti con piante adatte a contrastare gli insetti nocivi, come ad esempio la Inula viscosa, che permette lo sviluppo di un polifago dalla mosca olearia quale l’Eupelmus Urosonus. E poi i risultati, molto positivi, di alcuni test e prove di trattamenti basati su questi metodi «micro-naturali» (da «microrganismi» e «sostanze naturali») contro la mosca, ma anche contro la tignola e la rogna dell’olivo.
seminariopubblicoSono alcuni degli argomenti illustrati da Domenico Prisa, biotecnologo vegetale pluripremiato a livello internazionale per alcune ricerche sui sistemi di comunicazione dei microrganismi, durante il seminario “L’agricoltura micronaturale nell’oliveto” organizzato lo scorso venerdì all’Istituto tecnico agrario Anzilotti di Pescia da Cia – Agricoltori italiani Pistoia e Strada dell’olio della Valdinievole in collaborazione con il Collegio interprovinciale dei periti agrari di Lucca, Pisa, Pistoia, Livorno e Massa Carrara e con l’Ordine degli agronomi della Provincia di Pistoia. Un’occasione per aggiornarsi sull’olivicoltura senza pesticidi e prodotti chimici di sintesi, il ramo più avanzato dell’ecosostenibilità olivicola: ben oltre l’uso sostenibile dei pesticidi previsto dal Pan (il piano di azione nazionale per l’uso corretto dei prodotti fitosanitari). Ma che può anche essere adottata, a certe condizioni, in via non esclusiva, cioè come complementare alle tecniche convenzionali, oppure utilizzando queste ultime “al bisogno”. Un’olivicoltura più sana sia per i lavoratori sia per i consumatori che, se integrata con azioni di marketing ad hoc, può consentire ai produttori di olio di vendere a prezzi più alti.
«Queste tecniche – dichiara Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia - a volte possono essere considerate risolutive, anche sostitutive di tecniche convenzionali, altre volte possono essere affiancate ad esse e coadiuvarle». «In questi protocolli – continua Orlandini - c’è anche attenzione al fatto che i prodotti utilizzati abbiano dei costi sostenibili, perché poi c’è anche questo problema: se i trattamenti alternativi costano troppo, gli agricoltori non li mettono in pratica. Invece il Dott. Prisa ha parlato anche di principi naturali di abbastanza facile reperimento, sui quali ci sono stati degli studi e l’efficacia è già stata testata». «Saluto con estremo favore queste tecniche perché vanno incontro a due esigenze: intanto si rispetta l’ambiente e poi hanno un valore aggiunto anche dal punto di vista delle condizioni di lavoro degli operatori agricoli, dato che questo tipo di applicazioni non fanno male alla salute».
Il presidente di Cia Pistoia ricorda inoltre che, come spiegato da Domenico Prisa nel seminario, «in molti casi queste tecniche danno risultati ottimi sul piano qualitativo sia della pianta che dell’olio prodotto, con ad esempio l’aumento dei polifenoli, una delle proprietà che dà più valore all’olio d’oliva. Con la conseguente possibilità di alzare i prezzi di vendita e quindi la redditività delle produzioni. Perché non va dimenticato che il problema principale resta sempre quello della sostenibilità economica delle produzioni e che l’olio dovrebbe essere venduto almeno a 13, 14 euro al litro». «Ho visto comunque che negli ultimi tempi – conclude Orlandini - alcuni produttori Cia, puntando sulla qualità, vendendo l’olio soprattutto a filiera corta, imbottigliandolo, con etichette ad hoc, riescono a spuntare 15, 16 euro al litro e queste incominciano ad essere cifre interessanti. Questo lavoro di marketing e di valorizzazione della qualità sta incominciando a dare qualche frutto».

Redazione

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